L’IMPORTANZA DELLO SPORT

“Lo sport di base” – ha recentemente dichiarato Antonio Rossi, pluricampione olimpico e attuale sottosegretario regionale allo sport di Regione Lombardia – “è importante per offrire ai nostri ragazzi l’opportunità di crescere in maniera sana e soddisfare il loro bisogno di socialità in piena sicurezza.”

E’ proprio in quest’ottica che le istituzioni italiane e, in particolare, quelle regionali si sono mosse, anche in seguito alle difficoltà legate alla pandemia ancora in corso, al fine di sostenere tutte quelle realtà che dell’attività sportiva e ludico-sociale risultano essere, soprattutto sui territori, un punto di riferimento.
Pensando a palestre, ma anche a scuole calcio, associazioni ed enti pubblici e privati che si attivano per un’attività sportiva capace di diventare polo educativo e relazionale, vien facile immaginare quali ostacoli si siano palesati nel corso dei due anni passati. La graduale ripresa delle attività post-lockdown non ha, evidentemente, ancora avuto modo di recuperare e rimarginare quel disagio creatosi.

Il sostegno delle istituzioni, che oltre ad avere un occhio di riguardo al tema, si è ben concretizzato in diversi bandi di erogazioni a fondo perduto, assume una valenza specifica che – ci si augura – possa andare oltre alla contingente situazione emergenziale in prospettiva futura, al fine di valorizzare, ma, ancor di più, promuovere l’attività sportiva, quale strumento socio-educativo di crescita, valori e responsabilità, per bambini e ragazzi, ma anche adulti, con speciale riferimento a genitori ed educatori.

Le attività dello sport di base, che possono e devono essere coordinate da seri professionisti strutturalmente qualificati, si dedicano principalmente alla pratica fisica agonistica o dilettantistica, ma anche e, soprattutto, all’educazione al gioco di squadra e di supporto ai valori di cooperazione, rispetto e dignità. La finalità ultima si concretizza, infatti, in una proposta professionale che non sia solo tecnica e sportiva, ma anche umana ed educativa.
Nel percorso di apprendimento, i tecnici sportivi, nelle loro attività sul territorio, spesso supportati da motivati volontari, instaurano una relazione multilaterale tra le diverse realtà educative legate agli ambiti sociali (quali insegnanti, educatori laici e religiosi, genitori etc.) basata su di un percorso di reciproca fiducia e una metodologia chiara e riconoscibile, che possa essere di riferimento anche in situazioni di eventuale disagio socio-sanitario di persone particolarmente vulnerabili.

Lavoro di gruppo e relazionale, autoconsapevolezza e valorizzazione dell’altro da sé, quindi, si instaurano come punti cardine di una mission ambiziosa, ma realisticamente fondamentale che non può essere demandata solo a chi si applica all’attività sportiva, ma che, se ben interpretata, può diventare fulcro di nobili politiche sociali a cui le istituzioni possano ambire.

 

Giorgio Moranda

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